Da lunedì 16 settembre su Rai 1
Presentata oggi alla stampa la fiction RAI “Brennero”, per la regia di Davide Marengo (ep. 1-4) e Giuseppe Bonito (ep. 5-8) e la sceneggiatura di Carlo Mazzotta e Andrea Valagussa; una coproduzione Cross Productions e Rai Fiction in onda per quattro settimane da lunedì 16 settembre ore 21.30 in prima visione su Rai 1, con Elena Radonicich, Matteo Martari, Richard Sammel, Lavinia Longhi, Luka Zunic.
La logline della serie.
Una PM originaria di una facoltosa famiglia di lingua tedesca e un ispettore di lingua e cultura italiana con un passato difficile sono costretti a lavorare insieme al caso di un serial killer. Superando le reciproche diffidenze e facendo squadra, Eva Kofler e Paolo Costa daranno la caccia allo spietato assassino, tornato a colpire dopo anni, riaprendo le ferite e le tensioni culturali che hanno segnato per decenni la città di Bolzano.
Allarghiamo alla sinossi più ampia.
Siamo a Bolzano. Eppure chi arriva per la prima volta in città, è convinto di trovarsi in Germania. I cartelli per strada sono scritti in tedesco, alcune persone non ti capiscono se chiedi un’informazione, serve addirittura che si superi un esame di lingua tedesca se si vuole accedere alle cariche pubbliche. Gli stessi cittadini sono spaccati in due: da un lato i tedeschi, precisi, rigorosi e benestanti; dall’altro gli italiani, chiassosi e calorosi.
Il ritrovamento di un cadavere costringe Eva, una giovane e rampante PM di cultura tedesca, a lavorare fianco a fianco con Paolo, un ispettore di origini italiane, nato e cresciuto a Bolzano. Entrambi sembrano inizialmente rappresentare lo stereotipo della propria cultura: austera, fredda e razionale lei; affascinante, spaccone e avventato lui. Ma è davvero così o sono solo semplici pregiudizi?
La frequentazione coatta porterà Eva e Paolo a scoprirsi diversi da quello che pensano, diventando una solidissima coppia investigativa mentre danno la caccia al ‘Mostro di Bolzano’, uno spietato serial killer che si è macchiato di sei omicidi, tutte persone di lingua tedesca, colpevoli (secondo lui) di aver trattato gli italiani come inferiori. E proprio nel tentativo di catturare il ‘Mostro’, tre anni prima, Paolo aveva perso non solo la gamba destra, ma anche la sua compagna (e collega) Giovanna. Per lui, quindi, catturare il ‘Mostro’ è ormai una faccenda personale, la sua vera e propria ossessione.
Anche Eva ha un’ossessione, che però non ha niente a che fare con il caso del Mostro: porta il nome di Mathilde, una giovane pittrice a cui Eva è molto affezionata.
Nel corso delle indagini Eva e Paolo si troveranno a fare squadra ed affronteranno insieme il pericoloso caso del ‘Mostro’, superando le reciproche ossessioni e guarendo dalle loro (all’apparenza) insanabili ferite interiori.
Veniamo, ora, alla sinossi della prima serata, composta dai primi due episodi.
Episodio 1.
Durante i festeggiamenti per la vittoria della squadra di hockey di Bolzano, un uomo viene ucciso in centro città: si tratta di Hans Meier, cittadino di lingua tedesca. La dinamica dell’omicidio e la ‘firma’ lasciata sul cadavere lasciano presupporre che l’assassino sia il famigerato ‘Mostro di Bolzano’, tornato a colpire dopo più di tre anni. Il caso viene affidato alla giovane ed insicura PM Eva Kofler, figlia di Gerhard, l’ex procuratore capo che si era occupato a suo tempo del caso del Mostro, senza riuscire a catturarlo. A Gerhard è stato recentemente diagnosticato un principio di Alzheimer e questo non fa che complicare ulteriormente la vita di Eva, che si ritrova con un padre che non accetta la malattia ed una Procura che non la ritiene all’altezza del caso che le è stato assegnato. Per questo motivo, la PM decide di coinvolgere nell’indagine l’ispettore Paolo Costa, un uomo misterioso e tormentato, che più di tutti era arrivato vicino a catturare il ‘Mostro’. Ma sarà una buona idea? O ha ragione Gerhard quando dice che l’ispettore Costa è una scheggia impazzita, senza più un briciolo di lucidità in corpo?
Episodio 2.
Eva Kofler e Paolo Costa lavorano assieme al caso Hans Meier. I due sono divisi inizialmente da profonde differenze caratteriali, che si rivelano però molto utili non appena riescono a capire come sfruttarle: l’intuito e la schiettezza dell’ispettore Costa necessitano infatti della rigorosa e metodica disciplina della dottoressa Kofler. È solo facendo squadra che i due riescono a procedere con l’indagine, compiendo grandi passi avanti verso la sua risoluzione e arrivando a mettersi concretamente sulle tracce del ‘Mostro’.
Per Paolo, però, tornare a lavorare sul caso del serial killer di Bolzano non è semplice e a farne le spese è la sua vita sentimentale: la sua relazione con Michela è infatti messa a dura prova dal ritorno sul campo dell’ispettore. Ed il rischio che la cattura del ‘Mostro’ diventi l’unica cosa importante nella vita di Paolo diventa ogni giorno più concreta.
Chiudiamo con le dichiarazioni congiunte dei due registi, Davide Marengo e Giuseppe Bonito.
“La prima stagione di Brennero vuole raccontare la realtà unica di Bolzano e del Sudtirolo, affrontandola in tutta la sua bellezza e complessità. Il panorama naturalistico mozzafiato è senza dubbio uno dei punti di forza della serie, quasi fosse un personaggio, e abbiamo cercato di restituirne la magia e la spettacolarità, ma la serie vuole anche riportare il particolare quadro socio-culturale che caratterizza questa zona d’Italia. Grazie alle sue due anime infatti, quella di madrelingua tedesca e quella italiana, la città di Bolzano è riuscita a rifiorire risolvendo i conflitti e le frizioni che l’annessione post-bellica aveva inizialmente scatenato. Seguendo le vicende dei nostri due protagonisti, che incarnano i due diversi caratteri italiano (lui) e tedesco (lei), abbiamo raccontato alcune indagini poliziesche, capaci sì di incollare allo schermo lo spettatore con rivelazioni inaspettate e scene d’azione, ma in realtà usandoli come strumenti per far avvicinare i nostri personaggi, facendogli compiere quello che per noi è il percorso più importante: quello di abbandonare ogni pregiudizio nei confronti “dell’altro”, riconoscendone il valore e le qualità al di là di qualsiasi stereotipo. Ci auguriamo di aver raggiunto l’obbiettivo con una messa in scena che riesca ad attirare sia il pubblico italiano che quello al di fuori dei nostri confini, grazie ad un ritmo incalzante e ad una fotografia che segue un’estetica elegante e cinematografica. Grande attenzione è stata data alla cura delle location e dei costumi, nella ricerca della più grande attinenza alla realtà, e al contempo volendo sottolineare ancora una volta la differenza e la varietà stilistica e architettonica che si può trovare nel Sudtirolo.”
(Franco Baccarini)