FRANCO BACCARINI – TECHNOETHICS AND BIOETHICS IN FILM

DICHIARAZIONE DELL’AUTORE

La materia è nata da una mia personale intuizione sviluppata con entusiasmo e sacrificio tra il 2003 e il 2005, tanto che tutti gli autori che sono arrivati successivamente a trattare la vasta tematica sono stati molto corretti nel riconoscermi come il padre della materia, scrivendolo nelle loro Introduzioni, note e Riferimenti Bibliografici.

Anche nelle cinque università italiane in cui si tiene un corso su tutto ciò, il materiale didattico è unicamente ed integralmente mio, con ovvio guadagno delle royalties (insomma, dei diritti d’autore).Nella lunga storia dell’essere umano, il “Sapere” si è trasmesso dapprima oralmente, dopo di che attraverso la scrittura, ed infine con le immagini.

Un film può da solo raggiungere ogni angolo del pianeta (soprattutto, ma non solo, quelli statunitensi, che si avvalgono di una distribuzione mondiale) andando a formare il “sapere” su di un tema, che molto spesso è un sapere erroneo, talvolta perfino pericoloso, ma che – soprattutto in tutti quegli spettatori che non hanno studiato o non hanno conoscenza della tal materia trattata da quel tal film – diventa l’unico sapere che lo spettatore porterà con sé per il resto della vita. E l’immagine ha un potere di persuasione e di penetrazione, che la trasmissione orale o scritta non hanno mai avuto e mai avranno.

Perfino un film apparentemente innocuo, commerciale, di genere fantasy o anche di altro genere, può avere delle ripercussioni assai delicate, e talvolta pericolose, nello sviluppo del (credere di) sapere delle molteplici e delicatissime tematiche tecnoeticamente e bioeticamente rilevanti (mi fregio di aver conseguito con lode il Master in Bioetica ad inizio millennio, proprio nel primo biennio in cui esso si teneva, trattandosi allora di novità assoluta, che poi ha preso piede sempre più).

Il cinema è anche vettore di modelli di comportamento che sono sempre più simili tra loro a livello mondiale, quando per millenni, fino a pochi decenni or sono, ogni continente (ed al proprio interno, ogni nazione) aveva una propria cultura che in qualche modo “imponeva” modelli comportamentali e sociali che sono andati appiattendosi in nome di una globalizzazione della società, e non soltanto dell’economia.

Questa è soltanto una brevissima e necessariamente assai incompleta sinossi di quanto trattato nel volume.