IL NOSTRO GENERALE, fiction RAI con un grande Sergio Castellitto

IL NOSTRO GENERALE, fiction RAI in onda dal 9 gennaio.

Sergio Castellitto è il Gen. Dalla Chiesa nella fiction in quattro prime serate “Il nostro Generale”, su Rai 1 il 9, 10, 16 e 17 gennaio.

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Presentata ieri in conferenza stampa, ma già visionata in proiezione stampa in streaming nei giorni scorsi, la fiction realizzata per ricordare il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nel quarantesimo anniversario del suo assassinio a Palermo, per la regia di Lucio Pellegrini e di Andrea Jublin, con la produzione di Simona Ercolani, scritta da Monica Zapelli e Peppe Fiore. La serie si avvale della consulenza storica del giornalista Giovanni Bianconi e del coinvolgimento, in fase di produzione, dei familiari del Generale dalla Chiesa, di alcuni dei membri del Nucleo speciale antiterrorismo, di alcuni magistrati che hanno partecipato alle indagini e poi istituito i processi. Questo ha permesso di portare sullo schermo non solo la ricostruzione accurata di una vicenda storica ancora poco conosciuta, ma anche il racconto più intimo e personale della vita dei protagonisti
Gigantesca la prova attoriale, e non è certamente una novità, di Sergio Castellitto, che – come è stato detto in conferenza stampa – non soltanto si è immerso magnificamente nei panni del generale, ma come ciascun grande attore ha fatto risaltare contemporaneamente qualcosa di assolutamente personale. Dalla visione del prodotto, abbiamo tratto la conclusione che nessun altro attore avrebbe potuto interpretare Carlo Alberto dalla Chiesa, persona complessa, eroe indiscusso, in un periodo straordinariamente complesso della nostra nazione. Al fianco di Castellitto, Antonio Folletto, Teresa Saponangelo, e poi Flavio Furno, Andrea Di Maria, Viola Sartoretto, Renato Marchetti, Camilla Semino Favro (nei panni di Rita dalla Chiesa, presente al tavolo della conferenza stampa in Viale Mazzini 14, sede storica della RAI, ovviamente a Roma), Cecilia Bertozzi (che interpreta l’altra figlia del generale, Simona, anch’essa presente alla conferenza), Luigi Imola (sullo schermo è Nando, il figlio maschio del generale, presente in collegamento da casa), Ninni Bruschetta, Enrico Lo Verso.
Un plauso particolare riteniamo lo meritino la fotografia di Marco Bassano, la scenografia di Biagio Fersini, i costumi di Gaia Calderone, l’arredamento (anch’esso di grande fedeltà dell’epoca. Sembrano pochi quarant’anni trascorsi, specie per chi come chi vi scrive era giovane ma ricorda benissimo il tragico 3 settembre 1982, e ci accorgiamo di quanto gli arredi, le vetture, i costumi, etc., sembrino essere lontani un secolo da noi) di Sandra Astorino.

A quarant’anni dalla strage di Via Carini, a Palermo, la serie racconta la storia del Nucleo speciale antiterrorismo creato dal Generale Carlo Alberto dalla Chiesa per combattere l’attacco delle Brigate Rosse allo Stato (quindi, la narrazione prende il via nel 1973, quando dalla Chiesa viene trasferito da Palermo a Torino) in quella che fu una vera e propria guerra per la difesa della democrazia. Da una parte il Generale ed un gruppo scelto di giovani carabinieri sotto copertura, addestrati con metodi investigativi innovativi per l’epoca, e dall’altra ragazzi altrettanto giovani, i brigatisti, che coltivavano l’obiettivo di sovvertire lo Stato democratico attraverso sequestri, omicidi ed attentati. Le vicende del Paese – raccontate anche attraverso immagini e filmati di repertorio originali – si intrecciano a quelle personali e familiari dei protagonisti.
Realizzata con la collaborazione del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, con il sostegno del Mic e di Film Commission Torino Piemonte, la serie è stata girata anche in alcuni dei luoghi reali delle vicende narrate, tra cui la Caserma dei Carabinieri Pietro Micca di Torino ed il cortile dove le Brigate Rosse uccisero Fulvio Croce, presidente dell’ordine degli avvocati di Torino.
Tra i ragazzi del Nucleo spicca il pugliese Nicola (interpretato da Antonio Folletto), il prediletto di dalla Chiesa: la sua voce narrante ci guida dentro la complessità del periodo storico e di un’Italia lacerata da tensioni sociali ed oscure trame politiche. Quello tra dalla Chiesa ed i suoi uomini non è solo un rapporto professionale: il generale è per loro un padre esigente, spesso duro, ma che sa guidarli, proteggerli e farli crescere. Mentre il Paese, nonostante le ferite profonde, riesce a sconfiggere il pericolo brigatista, i giovani del nucleo maturano e diventano adulti. Arricchisce la narrazione il racconto delle vicende private e delle relazioni familiari di dalla Chiesa: Dora Fabbo, l’amatissima prima moglie – interpretata da Teresa Saponangelo – morta prematuramente a causa di un infarto nel febbraio del 1978, i figli Nando, Rita e Simona (legatissimi ai genitori, ma anche tra di loro, così come ci sono apparsi nitidamente in conferenza stampa oggi), i nipotini, la giovane seconda moglie Emanuela Setti Carraro, che morirà insieme a lui a Palermo, nata nel 1950, crocerossina, più giovane di trent’anni di dalla Chiesa, nella cui vita porta la sua freschezza ed il suo entusiasmo, pur consapevole dei rischi che la attendono, dalla minaccia mafiosa alla solitudine politica con tutte le conseguenze del caso.
Nella serie, trovano ovviamente posto anche le figure dei capi brigatisti. Renato Curcio, Alberto Franceschini e Mara Cagol, leader storici; i primi due vengono arrestati, la terza muore in uno scontro a fuoco. E poi Patrizio Peci, tra i capi dell’organizzazione in una fase successiva, diventerà il primo pentito e pagherà la sua collaborazione con la morte del fratello Roberto, ucciso per vendetta dalle Brigate Rosse. Infine Giovanni Senzani, leader feroce nell’ultima fase dell’azione terroristica.

Come sempre, non vogliamo ‘spoilerare’ nulla, ma anticipiamo soltanto qualcosa della prima serata, quella di lunedì 9 gennaio, con il primo episodio, “Il colonnello”, ambientato nel 1973, quando l’ancora colonnello dalla Chiesa, comandante della Legione di Palermo, viene nominato Generale e trasferito insieme alla famiglia a Torino. La città è attraversata da tensioni e manifestazioni operaie. Ma c’è un gruppo di estremisti che da subito preoccupa dalla Chiesa più degli altri: la Brigate Rosse. Le loro azioni sempre più violente culminano nel sequestro del giudice Mario Sossi. Dalla Chiesa ottiene dal Ministro dell’Interno il permesso di formare una struttura nuova, il Nucleo speciale antiterrorismo. Tra i ragazzi scelti da dalla Chiesa, spicca un giovane pugliese, Nicola.
Nel secondo episodio, “I ragazzi del Generale”, il lavoro del Nucleo – nonostante l’entusiasmo ed i metodi innovativi del generale – parte in salita. Hanno pochi mezzi, sono guardati con sospetto all’interno dell’Arma, ma soprattutto non riescono a portare quei risultati immediati che a Roma pretendono da loro. Dalla Chiesa decide di infiltrare nell’organizzazione Frate Mitra, al secolo Silvano Girotto, un prete rivoluzionario. Grazie a lui, vengono individuati i capi brigatisti Curcio e Franceschini.

Chiudiamo con alcune dichiarazioni del regista Lucio Pellegrini: “Questa è una serie che racconta gli ‘Anni di piombo’ da una prospettiva inedita. Non è una storia che ha al centro il mondo dei brigatisti, non è un racconto che si spinge in quella zona grigia della nostra società, che è stata pericolosamente vicina al mondo dell’eversione, non è nemmeno il biopic di un personaggio centrale della seconda metà del Novecento italiano, come il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Questa è la storia della guerra tra Stato e Brigate Rosse, come non è stata ancora raccontata. Dai rapimenti lampo del 1973 all’arresto dell’ultimo capo delle Br, Giovanni Senzani, nel 1982, passando attraverso il rapimento di Aldo Moro e a Patrizio Peci, il primo pentito delle Br. Un decennio cupo e violento, che si è lasciato dietro un’enorme scia di sangue. Una guerra, combattuta da ragazzi, da un lato i giovani aderenti alle organizzazioni terroristiche rivoluzionarie, dall’altro un gruppo di ventenni, carabinieri e poliziotti, appartenenti ai Nuclei speciali antiterrorismo. (…) Al centro, la figura di Carlo Alberto dalla Chiesa, che all’inizio della nostra storia viene trasferito da Palermo a Torino per indagare il clima di tensione che sta investendo il triangolo industriale. Il Generale lentamente riesce a comprendere e poi a colpire le Brigate Rosse, grazie ad un lavoro di analisi modernissimo e all’utilizzo di armi inedite per l’epoca, come gli infiltrati e poi anche i pentiti. I successi di dalla Chiesa si portano dietro infinite polemiche, i terroristi perdono i pezzi e si rigenerano di continuo, mentre il nostro protagonista scopre di avere nemici dentro la stessa Arma e nella politica, in quegli anni profondamente condizionati dalla P2 di Licio Gelli. (…) La memoria di quel decennio è custodita nei servizi della tv in bianco e nero e negli annunci dei primi telegiornali a colori della Rai. Su questa memoria visiva ho costruito la messa in scena di questa serie. Col mio direttore della fotografia Marco Bassano ho deciso di mescolare i formati, abbinando al digitale dei nostri giorni, le riprese effettuate con la pellicola 16mm (in bianco e nero e a colori) e con vecchie telecamere anni ‘80. In questo modo abbiamo creato un universo visivo innervato di repertori reali, repertori creati ad arte e scene che mescolano realtà e finzione. (…) L’interpretazione non imitativa ma profondamente realistica di Sergio Castellitto, l’intensità di Teresa Saponangelo nel ruolo di Dora dalla Chiesa, la freschezza di un gruppo di attori giovani pieni di talento e un lavoro maniacale di casting sui tanti ruoli (più di cento), hanno dato corpo e vitalità ai nostri personaggi. La scelta di girare, per quanto possibile, nei luoghi reali dove si sono svolti i fatti raccontati, ci ha restituito un ulteriore tasso di verità. Torino e Palermo in particolare, sono città ancora simili a quelle che erano quarant’anni fa, ma sembrano non avere memoria di quegli anni, in cui ogni giorno il telegiornale della sera era una specie di bollettino di guerra.

Non resta che dare l’appuntamento ai telespettatori a lunedì e martedì della settimana entrante, per poi chiudere la serie con il lunedì ed il martedì successivi; una fiction che resterà uno dei fiori all’occhiello della stagione in corso della RAI e non solo, tenendo comunque conto che i dati resi noti proprio nei giorni scorsi, ci dicono che le prime dieci fiction in termini di ascolti nel 2022 sono tutte di marca RAI, e che molte di esse sono state vendute, o sono in procinto di esserlo, in molte altre nazioni, come ormai avviene da decenni.

(Franco Baccarini)

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