IL FILM DI ROBERT GUÉDIGUIAN NELLE SALE DALL’11 APRILE
Presentato stamane alla stampa, al Cinema Quattro Fontane di Roma, il nuovo film di Guédiguian: 70enne, marsigliese, di padre armeno. E gli ultimi due elementi si ritroveranno realmente al fianco dei protagonisti.
Diretto, come detto, da Robert Guédiguian, co-sceneggiatore insieme con Serge Valletti, il film vede per protagonisti Ariane Ascaride (Rosa), Jean-Pierre Darroussin (Henri), Lola Naymark (Alice), Robinson Stévenin (Sarkis), Gérard Meylan (Tonio), Grégoire Leprince-Ringuet (Minas), Alice da Luz Gomes (Laëtitia).
Vediamo insieme la sinossi.
Rosa è il cuore e l’anima del suo quartiere popolare nella vecchia Marsiglia. Divide la sua energia strabordante tra la sua famiglia numerosa e unita, il lavoro da infermiera e il suo impegno politico a favore dei più svantaggiati. Ma quando si avvicina alla pensione, le sue illusioni cominciano a vacillare. Sostenuta dalla vitalità dei suoi cari e dall’incontro con Henri, si rende conto che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, sia politici che personali.
Guédiguian un po’ come un Ken Loach francese nel suo impegno politico e verso gli ultimi, ma senza una certa cupezza del maestro britannico e con la differenza che mentre Loach mette la politica appena dinanzi alle popolazioni bisogne, il regista marsigliese pone al centro della storia i bisogni, i drammi, le necessità, le storie personali del cuore della popolazione marsigliese e, solo alle loro spalle, la politica, sfiorando i registri della commedia, quella che definiremmo ‘commedia d’autore’, per una sorta di incrocio tra commedia e cinema d’autore, con sullo sfondo il genere drammatico, come nella scena iniziale, una tragedia che segnerà il film fino ai titoli di coda. Nel complesso, un eccellente script, una regia sicura e convincente, un cast attoriale in stato di grazia, senza nomi altisonanti ma con prove talmente convincenti da non poter immaginare altri attori nelle parti da loro interpretate.
Chiudiamo con una sintesi delle dichiarazioni rilasciate dal regista alla stampa:
<<Una mattina Marc, il mio socio in affari e amico, mi ha detto: “Marsiglia, Rubirola, Ariane…”. Sorrise. È così che è iniziato tutto. Michèle Rubirola non voleva guidare la lista di sinistra per le elezioni municipali di Marsiglia, ma era l’unica che metteva tutti d’accordo. Così è stata “costretta” ad accettare e, contro ogni previsione, è stata eletta. Dopo pochi mesi è crollata e ha rinunciato alla carica di sindaco. Si rifiutava di accettare il potere, anche se aveva militato tutta una vita per accedervi, o almeno affinché le sue idee potessero farlo. Il suo atteggiamento mi ha incuriosito e mi ha dato l’idea di esaminare il rapporto che abbiamo con l’azione politica attraverso alcuni personaggi di diverse generazioni. A sua insaputa, Michèle Rubirola ha ispirato il tema centrale del film. Abbiamo subito escluso la possibilità di una ricostruzione della sua storia. Non c’è nessun seggio elettorale, nessuna elezione (…). Dopo la tragedia di Rue d’Aubagne, gli abitanti di questa rue erano parte attiva nella politica, a modo loro, senza saperlo, senza, in ogni caso, affermarlo (…). “Et la fête continue!” è un film “Agitprop”, come “Uccellacci e uccellini” è un meraviglioso film agitprop di Pasolini. (…) Qualsiasi punto di vista registico deve essere percepito, non visto. Di notte, abbiamo sistematicamente spento l’illuminazione urbana per sostituirla con le luci di scena. Durante il giorno, abbiamo aspettato le ore giuste per girare, oppure abbiamo stilizzato la luce in post produzione. Il titolo esisteva fin dall’inizio. Avevamo preso la decisione irrevocabile di fare un film che avrebbe avuto un lieto fine. (…) In questi strani tempi di regressione e di egoismo che colpiscono tutte le nostre società, un regista non può limitarsi a descrivere la miseria del mondo… deve anche mostrare nuovi modi in cui le idee di condivisione e di democrazia possono prevalere… dall’Armenia sotto attacco a SOS Méditerranée, dallo status di rifugiato all’edilizia popolare, dalla difesa degli ospedali alla difesa delle scuole, dalla reinvenzione della sinistra all’orizzontalità delle lotte di quartiere. E tutto questo con l’urgenza di essere ascoltato. In altre parole, un regista che crede che il cinema d’autore e il cinema popolare non siano opposti l’uno all’altro.>>
Appuntamento nelle sale italiane da giovedì 11 aprile.
(Franco Baccarini)