FRANCO BACCARINI – DARK NIGHT

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Siamo stati per voi presso la sala di proiezione privata della sede dell’ANICA, a Roma, nel pomeriggio di martedì 6, per assistere all’anteprima stampa di “Dark Night”, film di Tim Sutton, con Robert Jumper, Eddie Cacciola, Aaron Purvis, Shawn Cacciola, Anna Rose Hopkins, con le musiche di Maica Armata. Il film è stato presentato al Sundance Film Festival 2016, nella selezione ufficiale, poi ha esordito in Europa alla 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella ‘sezione Orizzonti’, conquistando il Premio Lanterna Magica. “Dark Night” sarà presente nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 1° marzo 2018.

Un cenno al cast tecnico, dopo aver menzionato il cast attoriale. Regia e sceneggiatura di Tim Sutton. Direzione della Fotografia curata da Hélène Louvart. Come già anticipato, trattandosi di un apporto molto importante al film, le musiche originali sono di Maica Armata. Montaggio curato da Jeanne Applegate. Costumi di Jamin Villers.

La sinossi del film. Liberamente ispirato al tragico caso del cosiddetto ‘Massacro di Aurora’, “Dark Night” ritrae sei personaggi, compreso un giovane killer, nelle ore precedenti l’attentato criminale. Sei giovani individui galleggiano in un vuoto di relazioni, ciascuno di loro potrebbe essere l’artefice del folle gesto. Le loro azioni e il loro vissuto sembrano condurli a piccoli passi verso il dramma finale, lo stesso che si consumò nel cinema Century 16 alla prima di “The Dark Knight Rises” (“Il cavaliere oscuro – Il ritorno”, di Christopher Nolan).

Riteniamo che valga la pena, per meglio comprendere il film, ricordare la storia di quel massacro. La sera del 20 luglio 2012 Holmes comprò un biglietto per il film The Dark Knight Rises ed entrò nella sala 9. In sala c’erano circa 400 spettatori. A circa 20 minuti dall’inizio dello spettacolo, il giovane uscì dalla sala attraverso la porta di emergenza con accesso diretto all’area del parcheggio sul retro, bloccando la porta con una tovaglia di plastica. Si diresse alla sua macchina parcheggiata vicino alla porta di uscita, indossò degli indumenti tattici protettivi e prese diverse armi che aveva preparato. Prima dell’inizio del film rientrò nella sala attraverso la porta di uscita. Per evitare di udire le reazioni all’interno della sala, Holmes ascoltava musica techno attraverso un paio di cuffie. Appena entrato in sala, lanciò due lacrimogeni che oscurarono parzialmente la vista del pubblico e sparò. Holmes sparò 76 colpi, uccidendo dieci persone sul colpo, mentre altre due persero la vita in ospedale, nelle ore successive. La polizia giunse sul posto in un minuto e mezzo. Circa 15 minuti dopo l’attentato, sul retro del cinema, Holmes fu arrestato vicino alla sua auto, senza che questi opponesse alcuna resistenza. La polizia dichiarò che al momento dell’arresto il killer era calmo, aveva i capelli tinti di rosso e disse di chiamarsi Joker. Dopo diversi tentativi di suicidio in carcere, venne condannato all’ergastolo più 3.318 anni di reclusione (sappiamo che negli Stati Uniti esiste la somma delle condanne), senza condanna a morte ma anche senza possibilità di libertà condizionale.

Dopo tutte le opportune premesse del caso, parliamo del film. All’indomani di un massacro come quello che vi abbiamo ricordato, insieme al dolore per la tragedia che ha colpito le vittime, rimane l’atroce interrogativo riguardo le motivazioni che possano aver indotto un essere umano a commettere un gesto tanto folle. La ragione non riesce ad accontentarsi della sola giustificazione dell’insanità mentale. Il film spinge l’immaginazione ad esplorare la realtà umana ed il contesto ambientale in cui erano immerse le vittime ed il killer artefice di quel tremendo massacro. Eppure nel film non c’è una sola scena che mostri violenza. Il paesaggio di provincia è testimone dell’ineluttabile susseguirsi di vite piatte. Nell’arco di una giornata, dall’alba al tramonto, sei giovani – fra cui l’attentatore – vivono insieme il nuovo incubo americano. Aaron, un ragazzo fanatico di videogiochi, vagamente sociopatico; Jumper, ragazzo ricco completamente disadattato e turbato dalla fine di una relazione; Rosie, ragazza di origine sudamericana che lavora in un centro commerciale; Eddie, un veterano che non ha superato il rientro a casa dalla guerra in Iraq; Summer, aspirante attrice delusa ma fanatica dell’aspetto fisico; e Bryce, giovanissimo skater. Sutton fotografa i personaggi cogliendo i momenti di normalità della loro giornata, mentre la bellezza degli ambienti e di certi paesaggi contrasta ed al tempo stesso rispecchia il disagio esistenziale delle loro vite. “Dark Night” esplora una realtà disturbante e solo all’apparenza confortante e confortevole. Ogni personaggio incarna uno degli aspetti del complesso profilo del killer, incastrati in un mondo distorto in cui un senso di alienazione e malessere pervade ogni attività. La percezione di una distorsione pervade ogni momento del film. Un linguaggio cinematografico di alto livello, uno stile narrativo fuori dagli schemi, una fotografia raffinata e visionaria ed una colonna sonora ipnotica, firmata Maica Armata, fanno di “Dark Night” un’originale ed articolata critica alla cultura americana sulle armi ed al senso di alienazione e disagio causato dal sistema di vita suburbano. Girato a Sarasota, il film offre visioni, come in un sogno in cui emergono sia paesaggi, curati e tristi, sia il malessere ed il senso di tremenda solitudine dell’ambiente.

La distribuzione italiana del film, insieme con l’Ufficio Stampa Carlo Dutto, ha offerto alla stampa nazionale l’intervista alla musicista Maica Armata, giovane e talentuosa cantautrice e musicista canadese, nata e cresciuta a Montreal.

Nel 2012 un tragico massacro sconvolse la quiete della cittadina di Aurora in Colorado. Cosa ricordi di quell’evento? Cosa ne pensi dello sconvolgente sviluppo della vicenda?

Purtroppo non mi è rimasto altro che un vago ricordo di quell’evento isolato. Tali atti di terrorismo e violenza stanno diventando sempre più comuni in Nord America. Quando si verificano sparatorie di massa individuali, è triste, sono turbata, ma alla fine della settimana mi sembra semplicemente un’altra statistica da aggiungere all’inventario. Lo sviluppo di queste storie sembra sempre lo stesso: un giovane maschio bianco soffre di malattie mentali e noi tutti andiamo avanti senza guardare adeguatamente indietro. È per questo motivo che l’arte gioca un ruolo importante nel rivisitare questi temi, altrimenti la nostra attenzione andrebbe calando.

Com’è iniziata la tua collaborazione con Tim Sutton?

Tim era a Montreal per la presentazione del suo precedente film, “Memphis”. Al Festival mi è capitato di suonare alla mostra ‘Suoni Per Il Popolo’. Tim si trovava lì al momento giusto e mi ha detto che in quel momento ha capito che voleva collaborare con me. Ho ricevuto una sua email qualche mese dopo, poi ho guardato i suoi film, con cui mi sono sentita facilmente in sintonia e poi sono andata in Florida per provare una delle più straordinarie collaborazioni che abbia mai avuto. Una storia molto fortunata.

La tua performance in “Dark Night”, sia musicale che attoriale, visto che hai anche interpretato un ruolo, conferisce al film un’atmosfera particolare, vibrante, delicata e tesa. Qual è stata la tua ispirazione per la musica? Come hai lavorato al tuo personaggio?

Non ci ho pensato molto. Tim voleva solo che fossi me stessa. A volte mi suggeriva un aggettivo o uno stato d’animo su cui lavorare. Volle specificamente che riscrivessi “You are my sunshine”, ma a parte questo, sentivo che tutto ciò che dovevo fare era essere me stessa, sia musicalmente che nel recitare. Essere in Florida, con il cast e la troupe mi ha aiutato ad avere un’altra prospettiva di un’America che non avevo ancora conosciuto. Ho avuto un’immagine più realistica della povertà lì e anche di una vasta area suburbana come non ne avevo mai viste in Canada. Inoltre, conoscere il personaggio principale, Robert Jumper, è stato un processo molto importante per me. Credo che la colonna sonora originale non sarebbe stata la stessa se non avessi conosciuto lui.

Il film evidenzia il problema delle armi, la diffusione di videogiochi elettronici violenti tra i giovani e diverse forme di alienazione sociale. L’esperienza del film ha influenzato le tue idee su questi temi?

Mi sembra che il film ponga più che altro l’attenzione su forme di alienazione sociale. Ora ho una preoccupazione più viscerale per i giovani veterani di guerra. Si sono approfittati di loro, li hanno rimandati a casa in condizioni difficili e ci sono così poche risorse per aiutarli a superare l’isolamento e un dolore così estremo, è terribile!

Hai altri progetti cinematografici e quale sarà il tuo prossimo progetto musicale?

Mi piacerebbe molto, ma niente al momento. Forse un giorno troverò qualcun altro con cui collaborare. Il mio prossimo impegno musicale è quello di pubblicare un nuovo che non ha ancora un nome, ma che coinvolge pianoforte e voce. Sono molto entusiasta di questo.

(Franco Baccarini per Press Italia – Diritti riservati Agenzia Press Italia)

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